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Il mondo alla rovescia, “la legge è colma di regole sulle cose che non si possono fare, con un pubblico pronto a dare addosso ai poliziotti…”, il pensiero del dr Edoardo Mori

Il mondo alla rovescia, la legge è colma di regole sulle cose che non si possono fare

Il mondo alla rovescia, la legge è colma di regole sulle cose che non si possono fare ( E. Mori)

A me ed a molti altri, nel leggere i quotidiani, viene in mente quell’opera intitolata “Il mondo alla rovescia”. Non so se l’espressione valga per tutto il mondo, ma sicuramente è valida per l’Italia. È difficile trovare un paese dove si vive alla giornata, ove non si applicano le regole per la sopravvivenza di uno Stato, ove si vedono tutti i problemi, ma non si pone rimedio ad alcuno di essi, perché si è incapaci di stabilire scale di valori e di priorità. Per troppi vale più la vita di un orso che quella di un uomo, troppi sono in ansia per la vita dei lupi e se fregano della vita delle pecore sbranate, guai se si suona il clacson, ma si può lasciar abbaiare il proprio cane tutta la notte (i decibel sono gli stessi!). Ma se leggo che una bionda bambina inglese di 5 anni è stata affidata ad una famiglia mussulmana, che pensa, parla e mangia da mussulmana, che mette il burka alle donne e in casa parla arabo, capisco che in nessuna parte del modo si sfugge alla regola generale di Schopenhauer secondo cui l’80% degli esseri umani sono degli idioti, indipendentemente da studio, professione, classe sociale ideologia e voti raccolti.

Tutti vedono il crescendo di una delinquenza feroce e spietata, e nulla si fa per stroncarla; i giudici, come nei minuetti del 700, fanno il loro balletto di carte e il rapinatore, il picchiatore, il violentatore, se ne escono a minacciare chi li ha denunciati. Eppure basterebbe stabilire che in ogni caso in cui vi è l’evidenza della prova si procede con giudizio direttissimo e il colpevole resta in carcere a scontare la pena fino all’ultimo giorno, senza sconti. Nel medioevo i delinquenti erano stati ridotti al minimo perché chi veniva arrestato in flagranza di reato era giudicato e giustiziato nel giorno stesso o, al massimo, il giorno dopo; e il sistema funzionava egregiamente! Disse Goethe più volte che per uno Stato è meglio un’ingiustizia che un disordine; in due secoli abbiamo capovolto il principio e le società si sfaldano perché l’ordine è un fatto concreto, la giustizia è una idea astratta irrealizzabile e opportunista.

Sono abbastanza vecchio per poter affermare che  in Italia, per un secolo, si sono fatte decine di “lotte” e che le abbiamo perse tutte: la lotta alla droga, alle mafie, alla corruzione, ai furbi, all’evasione, all’abusivismo, allo sfruttamento, ecc. Ha vinto la politica fatta di chiacchiere e di fumo negli occhi; nella Costituzione avrebbero potuto scrivere “La Repubblica italiana è basata sul fatto che è lecito fare il frocio con il culo degli altri”!

La nostra cultura si è avviata su di una strada molto strana: quella del garantismo ad ogni costo che garantisce tutti meno che il cittadino tranquillo: guai ad essere severi contro chi sporca i muri, chi danneggia i treni e le auto, chi gira ubriaco e drogato, chi schiamazza tutta la notte sotto le finestre altrui, guai a tenere in carcere chi ha fatto danni enormi alla società,ecc.  Quindi si è diffusa anche la strana idea che il cittadino tranquillo deve essere paziente perché tutti devono “esprimere la loro personalità”. Vedo decine di casi di cittadini che hanno provato a difendersi e si sono trovati denunziati, il che significa che anche fra poliziotti e carabinieri il 20% ha perso il controllo del sullodato 80%! Di fatto vige anche la regola che per sostenere le proprie idee si possono danneggiare gli altri, imbrattare i muri, bloccare il traffico, impedire ai cacciatori di cacciare, caricare la polizia. Ma si ignora la cosa ovvia che chiunque è convinto di possedere la verità è socialmente pericoloso!

L’anormale diventa non chi crea disordine urbano, ma chi ne farebbe volentieri a meno.

Ogni giorno si sente dire che i nostri problemi sono dovuti alle leggi sbagliate. È vero, ma una legge sbagliata si può correggere in un solo giorno con un bel decreto-legge. La colpa colossale è di  chi non sa o non vuole correggerle.

Tutti dicono che siamo rovinati dalla burocrazia; è vero, è una palla al piede per tutti; ma i politici sono tanto geniali da incaricare la stessa burocrazia di auto-regolamentarsi meglio; alcuni di questi regolamenti, previsti dalla legge, li aspettiamo da vent’anni.

Siamo un chiaro esempio del mondo alla rovescia in cui la legge è colma di regole sulle cose che non si possono fare, ma in cui la stessa legge se ne frega se vengono fatte; la legge penale è fatta per produrre condanne e in Italia produce solo pezzi di carta. E non è alla rovescia un sistema in cui il più grande numero di giudici e di avvocati del mondo fa più danni che utili?

Tutti sanno che l’Italia è coperta di debiti, che prima o dopo l’Europa ci presenterà il conto, che dovremmo adottare misure drastiche come la Grecia, prima fra tutte una forte imposta patrimoniale; e ogni giorno si vede che lo Stato si inventa delle nuove spese e che il debito continua a crescere miliardo sopra miliardo. Ma i debiti dello Stato li pagano tutti i cittadini; l’Italia ha scelto di farli pagare ai propri figli. Qualcuno sostiene che li pagheranno i rifugiati … con in soldi che daremo loro.

Quando poi soffia il vento elettorale, è una corsa a distribuire privilegi e soldi a man bassa; l’Italia può saltare, purché non saltino le fonti di approvvigionamento per i politici e per chi vive alle spalle degli altri. L’ultima mossa disperata delle cozze sullo scoglio del potere sarà di dare il voto ai sedicenni e agli immigrati, con o  senza jus soli.

Una qualsiasi società si legge sulla regola fondamentale “non si deve fregare niente agli altri” e da noi vediamo che la maggioranza campa fregando qualche cosa agli altri: soldi, libertà, sicurezza, ecc.

Non mi sorprende di più di tanto che sia scoppiato il problema delle occupazioni abusive. Il problema di per sé è lineare:

la legge vieta ogni occupazione di proprietà altrui, pubbliche o private;

le forze dell’ordine avrebbero il potere e dovere di intervenire immediatamente e far uscire l’occupante con educazione si comporta educatamente, o con la forza se l’occupante è violento.

la legge consente solo la resistenza passiva e ogni altro tipo di resistenza aggiunge ulteriori reati;

le forse di polizia hanno il dovere di identificare i responsabili e di arrestarli o denunziarli e di raccogliere le prove;

un edificio occupato diventa un centro di condotte illegali la cui accettazione comporta una offesa per gli onesti: se l’occupazione è commessa da molti, è certo che si crea un centro di delinquenza o di terrorismo;

accettare queste situazioni significa essere complici  dell’illegalità; in uno Stato di devono osservare solo le regole dello Stato; guai se si dà spazio alle regole di altri gruppi (mafia, rom, bande criminali, ecc.)

Pura utopia perché come detto noi siamo il mondo alla rovescia. Da anni vengono ufficializzati i centri sociali che hanno occupato vecchi edifici, nessuno si preoccupa dei campi rom improvvisati, senza acqua, luce, servizi igienici e con bande di gente senza introiti legittimi, nessuno si preoccupa di dove vanno a finire tutti gli immigrati non ufficialmente ospitati. Non c’è difficoltà a capire che nell’opinione di molti stranieri l’Italia è terra di conquista in cui si può rubare, spacciare, sfruttare la prostituzione, fare i propri comodi, senza rischiare conseguenze temibili.

Quindi chi non sa dove andare ad abitare si infila nel primo edificio che trova libero, lo occupa e poi si sente vittima di un’ingiustizia se si cerca di cacciarlo fuori.

È evidente che sono vi state scelte politiche e che la polizia, che deve ubbidire agli ordini non ha  colpe; ma perché la magistratura, che può disporre delle forza pubblica, non è mai intervenuta a fare ciò che precisamente le compete e ciò  intervenire in caso di reati per por termine alle situazioni illegali e punire i colpevoli? Applica le leggi o prima fa valutazioni politiche come avviene in ogni modo alla rovescia?

Forse degli errori vi sono stati sul piano operativo? Ma è proprio necessario fare uno sgombero violento mandando i poliziotti all’assalto? Credo che in molti casi sarebbe possibile usare il sistema medievale dell’assedio; acqua, luce e  gas tagliati, allagamento dei locali, filo spinato attorno all’edificio da  cui si può solo uscire, ma non entrare, ecc.

Se si cerca immediatamente lo scontro fisico è certo che si possono creare situazioni difficili  da controllare e che danno spazio a qualche esaltato il quale pensa davvero di andare a dar l’assalto al castello e non capisce che “il nemico lo ascolta”!  Mi riferisco a quel poliziotto che nell’eccitazione del momento, memore dello slogan “spezzeremo le reni alla Grecia”, si è messo a gridare “spezzate le braccia a chi lancia sassi” o cose simili; questa è una operazione usata dagli israeliani contro i palestinesi per insegnar loro a che cosa servono le braccia e ampiamente giustificata dal fatto che Davide con un sasso aveva fatto fuori Golia! Non so se fosse una frase giustificata dai fatti, non so se il poliziotto sia una valente testa di cuoio  o solo un cervello di cuoio, ma indubbiamente se agiva di più e gridava di meno era meglio. Come in una partita di calcio, la carica psicologica si dà  negli spogliatoi, non gridando cazzate sul campo.

Nel nostro mondo alla rovescia il disperdere o catturare un gruppo di violenti  che fa guerriglia non è più una operazione militare, da effettuare con tutti i mezzi richiesti dal caso,in modo quasi chirurgico ma è diventata una specie di rissa alla pari, senza arbitro e con un pubblico pronto a dare addosso ai poliziotti. Non ci si può davvero  meravigliare se poi ci sono i falli, le simulazioni di falli,  qualche gamba rotta e le espulsioni!

 

Il dr Edoardo Mori

Edoardo Mori: Ex Giudice di Cassazione, si occupa da sempre di armi. Esperto cacciatore, conoscitore di armi antiche e ancor più esperto della normativa in vigore è un importante punto informativo sempre aggiornato sulle novità legislative del nostro Paese. Articolista per le maggiori pubblicazioni di settore come Diana Armi, Armi e Tiro, Tac Armi.
Autore del sito web Enciclopedia delle Armi con 4 milioni di visitatori.
Ha  pubblicato il “IL CODICE DELLE ARMI E DEGLI ESPLOSIVI” edizione 2016

Ippoterapia, ricerca del benessere per ritrovare autostima ed auto efficacia, combattere autismo, ansia, insonnia e traumi da infortuni: parliamone con il dr Andrea Bellinelli dell’Ambulatorio di Psicologia ATèPSI

Ippoterapia, ricerca del benessere per ritrovare autostima ed auto efficacia, combattere autismo, ansia, insonnia e traumi da infortuni

Ippoterapia, ricerca del benessere per ritrovare autostima ed auto efficacia, combattere autismo, ansia, insonnia e traumi da infortuni

E’ già dal 300 a.c. con Ippocrate di Coo, medico della Grecia antica, considerato il padre della medicina che si sono scoperti i benefici terapeutici dell’uso del cavallo per combattere ansia ed insonnia. L’utilizzo del cavallo a fini riabilitativi inizia alla fine della prima guerra mondiale in Scandinavia ed in Inghilterra, seguiti poi da numerosi altri paesi.

In Italia viene introdotta nel 1975 grazie alla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio.

Tanti sono i centri ippici nel nostro paese che promuovono questo lavoro, non tutti però hanno una funzione propriamente riabilitativa, è importante che le persone che intendano iniziare un percorso del genere si documentino sulla formazione degli operatori per non far diventare un momento riabilitativo/terapeutico solo una semplice passeggiata a cavallo.

Il cavallo è un animale da preda, non obbliga ad interagire con lui, c’è solo quando lo si cerca ed è anche per questo che è considerato un ottimo strumento di facilitazione relazionale, il cavallo si lascia accarezzare e toccare ma richiede di essere accudito, e’ un animale grande e potente, starci sopra offre un senso di protezione, può avere un effetto sull’autostima e sulla fiducia in se stessi. Il cavallo facilita inoltre indirettamente le relazioni con le persone presenti, gli educatori, gli insegnanti, gli altri pazienti ed i loro familiari. Ma è il professionista che imposta, modula ed effettua la terapia con percorsi individualizzati tramite la definizione di un progetto.

Diverse sono le patologie che traggono dei benefici e che non riguardano solo l’infanzia, come ad esempio l’autismo, paralisi cerebrali infantili, ritardo mentale, sindrome di Down ma anche i traumi legati all’infortunistica stradale ed al lavoro.

La riabilitazione prosegue per tappe ed obbiettivi da raggiungere delineando un percorso strutturato.

Gli esercizi vengono differenziati in base alle caratteristiche, difficoltà e punti di forza del soggetto, portando ad una modulazione degli obiettivi terapeutici con il passare del tempo. Si inizia con un periodo di osservazione valutativa della persona presa in cura ed in base a questo viene effettuata la scelta del cavallo. Il cavallo fornisce uno stimolo motorio e psichico, ad esempio, lo stimolo che da al cavaliere è simile a quello del camminare, per i bambini che camminano con difficoltà è possibile quindi riprodurre uno stimolo di questo tipo adattando i propri movimenti a quelli del cavallo che essendo ritmici sono facili da assecondare. L’andamento acquisito facilita una regolazione del tono muscolare, il raddrizzamento capo-tronco, un aiuto alla normalizzazione del tono muscolare e sarà compito del terapista cercare di ottenere, ove questo sarà possibile, i migliori risultati per quel paziente. Il cavallo inoltre incrementa quegli aspetti motivazionali che inficiano sulla riabilitazione, sarà quindi più facile che il bambino sia motivato a seguire una programma riabilitativo grazie alla presenza dell’animale.

Sostanzialmente si può suddividere in tre stadi il lavoro che il terapista ed il paziente faranno assieme.

Il primo è quello dell’ippoterapia propriamente detta che inizia con l’approccio all’animale, prima a terra e poi a cavallo con l’istruttore, in cui vi sono i primi contatti fisici, la stimolazione tattile intensa con l’animale facilita anche la conoscenza del proprio corpo e la differenziazione del sé,  si inizia prendendosi cura del cavallo per poi prendersi cura dei propri bisogni, ad essere gratificati dall’offrire cure e dal ricevere manifestazioni di affetto, stadio questo che è rivolto in particolar modo alla persone disabili che hanno difficoltà motorie e relazionali.

Il secondo step è quello della riabilitazione equestre in cui il soggetto sempre sotto la guida di un terapista assume un ruolo attivo nella conduzione del cavallo.

Il terzo step è quello del reinserimento sociale, il raggiungimento di una notevole autonomia con la possibilità di insegnare agli altri quanto appreso e di iniziare l’approccio sportivo all’equitazione.

Ovviamente non tutte le persone potranno raggiungere gli stessi traguardi ma ognuna di loro potrà avere dei benefici che si auspica possano essere generalizzati nella loro vita quotidiana, forse questo  l’obiettivo principe del percorso.

Diversi sono gli aspetti cognitivi che vengono interessati grazie al rapporto con l’animale, come il linguaggio, la memoria la comprensione e l’apprendimento, imparando ad esempio le principali parti anatomiche del cavallo, gli strumenti del mestiere, il loro utilizzo. Oltre all’area prettamente cognitiva vengono stimolate, come in parte già detto in precedenza altre aree come quella relazionale e della motricità.

Come nella maggior parte dei progetti riabilitativi si auspica che l’ippoterapia vada ad inserirsi all’interno di una rosa di interventi che coinvolga l’intera rete familiare e sociale dell’utente promuovendone il benessere. Nello specifico a beneficiare dei risultati prodotti non sarà soltanto l’utente, direttamente coinvolto, ma anche l’intera rete familiare e socio-educativa che se ne prende cura. Questo lo possiamo notare anche osservando i contesti in cui si svolge l‘ippoterapia, che essendo all’aria aperta ed a contattato con la natura, facilitano momenti di aggregazione spontanea e di condivisione tra parenti e genitori, promuovendo una naturale condivisione di problematiche che spesso vengono gestite solitariamente aumentando così il senso di autostima e di auto efficacia.

Il dr. Andrea Bellinelli


Convenzione CONSAP - ATèPsy

Link della convenzione per gli iscritti alla CONSAP
https://consaproma.wordpress.com/2016/02/23/studio-di-psicologia-atepsy-ambulatorio-territoriale-di-psicologia-convenzione-consap-psicoterapia-sostegno-psicologico-consulenze-relazionali-interventi-domiciliari-servizi-per-il-benessere-ps/