Polizia, arrivano i caricatori, il parere del dott. Edoardo Mori

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un commento dell’illustre giurista Edoardo Mori, relativo ai fatti verificatisi in alcune località e che hanno turbato l’opinione pubblica per le modalità con cui sono state eseguite. Sono riportate le opinioni sull’utilizzo del secondo caricatore e obbligo portare arma.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la società umana è chiamata ad affrontare difficili problemi. Una massa enorme e sempre crescente di esseri è costretta a spostarsi nei paesi in cui si vive meglio e sono pronti a tutto, portandovi culture e usi che in questi paesi di destinazione sono già stati superati da secoli. Tutto ciò che provoca stress e tensioni e tende a sfociare in atti di violenza; chi ha bisogni da soddisfare e non vi riesce è pronto a qualsiasi scorciatoia e chi vede diminuito il suo tenore di vita a favore di altri è pronto a tutto per evitare ciò. È chiaro che prima o dopo in molti paesi “salterà il coperchio” con la possibilità di guerre e guerriglie e rivolte molto contagiose e aumento della criminalità.
Sarebbe necessario che la politica affrontasse questi problemi razionalmente, in base alle ampie esperienze del passato; quando si prevedono grandi piogge o si costruiscono dighe, o si regola il corso dei fiumi, ma guai a far passare decenni discutendo sul perché piove, spiegando che è Dio che ci manda la pioggia, sostenendo che aspettando i problemi si risolvono da soli e che per intanto bisogna studiare meglio la pioggia e farsela amica e amarla!
Ormai è altrettanto evidente che una parte del mondo arabo ha lanciato un nuovo tipo di guerra più insidiosa di quella tradizionale perché non vi è un territorio su cui andarla a combattere e perché usa un sistema di guerriglia che si autoalimenta in modo incontrollato e imprevedibile.
Una grande sciocchezza è quella nella frase di Ezra Pound “se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui”. Purtroppo chiunque è convinto di possedere la verità e di doverla imporre agli altri è uno squilibrato. L’umanità ha fatto grandi progressi perché gli uomini sono stati pronti a lottare ed a morire per i propri interessi; spesso sono stati imbrogliati facendo loro credere che i loro interessi erano anche quelli dell’imperatore o del Papa, ma sempre hanno combattuto per rendere forte il proprio paese, per avere più soldi, per avere più sicurezza. I talebani del pensiero hanno sempre portato solo morte e distruzione senza utilità per nessuno. Dovrebbe essere chiaro a tutti che i romani hanno conquistato il mondo della loro epoca proprio per la mancanza di ideali fasulli e per la concretezza e realismo del loro agire in politica interna ed esterna.
La nuova guerra sfrutta questi squilibrati utilizzando anche l’effetto emulazione; vi sono terroristi addestrati e organizzati, vi sono terroristi casalinghi che pensano essere una loro missione il copiarli. Il problema è che la nostra società non è organizzata per combattere chi è disposto a morire e si manifesta nella micidialità solo in quel breve momento finale, e non è organizzata per tenere sotto controllo gli squilibrati prima che agiscano. È una guerra che va affrontata con idee nuove e strumenti nuovi. Si prenda ad esempio il caso di Nizza: vi erano ben 1250 telecamere con 70 persone addette alla sicurezza eppure sono servite semplicemente a seguire la strage fin dai primi istanti senza riuscire a prevenirla o impedirla. Il fatto che molti dei terroristi siano dei malati di mente è la prova di come le idee talebane facciano presa proprio sugli squilibrati: sono idee per loro natura contagiose come sa chi ha studiato i meccanismi con cui si formano le sette e come si governa la folla; più il profeta,il guru, il politico è fuori di testa,e più fanatici sono i suo seguaci.
La mia opinione di giurista, per quanto vale, e che se vi è una guerra si devono prima di tutto usare le norme che si usano per essa: legge militare per chiunque può essere un pericolo, applicazione delle norme del codice penale, titolo I, che regola i reati contro la personalità dello Stato, l’intelligenza col nemico per portare la guerra contro lo Stato italiano, costituzione di associazioni sovversive e di terroristi, arruolamento con finalità terroristi e punizione, per tutte quelle attività poste in essere per aiutare i nemici dello Stato. E sarebbe necessaria una normativa speciale per consentire la concreta espulsione ed immediata di tutti i sospetti stranieri e l’isolamento di chi non può essere espulso, una normativa per evitare che i giudici siano costretti a mandare a casa i fermati solo perché i sospetti non bastano per tenerli sotto controllo, ecc. ecc. Se lo hanno fatto gli americani, che ci hanno insegnato a fare la Costituzione, non si perché non dobbiamo farlo noi; basta non stare a sentire i nostri talebani del diritto.
Attualmente vi sono molti più mezzi per controllare i bulli dello sport che non possibili terroristi! Sarebbe così difficile, ad esempio, stabilire che ogni sospettato che non può essere incarcerato,viene munito di un bel bracciale elettronico che consente di controllare se si sta avvicinando ad altri simili con lo stesso bracciale o a luoghi sensibili? Naturalmente ci vogliono anche le persone che guardino le videocamere e che reagiscano agli allarmi dati dal braccialetto. Si deve prevenire, non basta correre a guaio avvenuto.
Essenziale e poi un diverso rapporto con la forze di polizia. Non vi può essere una polizia in grado di affrontare efficacemente terroristi o pericolosi criminali, se essa non ha mezzi tecnici adeguati e se non ha la tranquillità psicologica di agire senza doversi preoccupare del suo futuro. Un tempo quando i talebani del pensiero non erano ancora attivi nella gestione dello Stato, vi era la norma che un poliziotto poteva essere perseguito solo su richiesta del procuratore generale; poi sono arrivati quelli a sostenere che il poliziotto può sparare solo per legittima difesa o stato di necessità e a considerare tutti quelli con le armi, comprese le forze dell’ordine e la polizia municipale, dei soggetti pericolosi da controllare. Proprio quando venne approvato l’ordinamento della Polizia di Stato vi fu chi impose la norma secondo cui commetteva un gravissimo reato il poliziotto che portasse un’arma diversa di quella in dotazione; la sciocca paura era che in una manifestazione venisse usata un’arma non immediatamente riconoscibile e così non si potesse poi accertare quale arma aveva sparato. Ora le stesse identiche armi sono in mano ai criminali, ma ciò ha comportato, ad esempio, l’impossibilità per un poliziotto di portare una pistola di emergenza da usare quando gli viene sottratta o non funziona la sua pistola d’ordinanza, oppure l’impossibilità di portare un’arma leggera ed occultabile quando necessario.
Per anni i talebani della bontà (spesso burocrati ministeriali) hanno sostenuto che tutti i mali del mondo derivano dalle armi da fuoco e specialmente da quelli militari; ora la realtà li ha clamorosamente smentiti perché i terroristi sono usciti a fare grandi stragi con un camion, un’auto, una normale pistola, un fucile da caccia, con normali strumenti da taglio e altrettanto male potrebbero fare con una tanica di benzina, con un danneggiamento ai binari della ferrovia. Siamo arrivati al punto che basta un falso allarme per bloccare i mezzi di trasporto per giorno, per danneggiare gravemente il turismo, per cambiare la nostra vita.
Quanto ai rapporti con la giustizia è assurdo che ogni volta che un poliziotto spara debba trovarsi immediatamente indagato e soggetto alla valutazione non di esperti, ma di un pubblico ministero che non sa neppure che cosa sia conflitto a fuoco, che non sa cosa vuol dire essere affrontati da un energumeno, che se ha sparato qualcosa non era certo un’arma, e che pretende di misurare col bilancino della giustizia situazioni in cui chi ha sparato ringrazia solamente di esserne uscito vivo.
Il colmo del ridicolo è vedere poi poliziotti in servizio che hanno l’arma legata alla fondina con un robusto cavo simile a quello usato come antifurto per le biciclette: i poliziotti italiani possono portare solo la pistola al guinzaglio! Primo o poi ci metteranno anche la museruola. È una cosa che limita gravemente l’operatività del poliziotto il quale è rallentato nella mira, e penalizzato se deve cambiare di mano mentre spara, non può cedere arma a un collega che ne abbia bisogno, è impedito se deve nel compiere manovre strane, come rotolarsi a terra o sparare “al volo”. Nelle scuole si insegna ad avere la massima prontezza di riflessi, le disposizioni ministeriali studiano come rallentarli. Se un poliziotto rimanesse ferito od ucciso in un conflitto a fuoco ben si potrebbe configurare una responsabilità di chi lo manda ad affrontare situazioni pericolose in quelle condizioni e per chi si è inventato la stramberia del guinzaglio. Pare che qualcuno pensi che i poliziotti italiani, così diversi da quelli di altri paesi, non siano in grado di stare attenti a che la pistola non gli venga rubata o non cada per terra. Eppure quando il d.p.r. 5 ottobre 1991 numero 359 articolo 10, ha stabilito le caratteristiche dell’armamento individuale della PS non ha fatto a stabilito che la pistola debba avere il guinzaglio.
Leggo ora che il ministero ha stabilito che i poliziotti possono portare ben due caricatori e che possono e devono portare anche l’arma fuori servizio. Sono due disposizioni sorprendenti. La prima mi sorprende perché viene da chiedersi come mai fino ad ora si considerassi proibita una cosa così ovvia. Forse qualcuno talebano nostrano aveva interpretato il citato d.p.r. nel senso che esso imponeva di portare un solo caricatore. Ma se così fosse, è chiaro che non si può improvvisamente cambiare interpretazione: non basta una velina interna, ma ci vuole una modifica al d.p.r. Sarebbe ora di chiedersi come può funzionare uno Stato in cui per stabilire come un poliziotto deve portare la sua pistola ci vuole il parere del Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica, il parere del Consiglio di Stato, la deliberazione del Consiglio dei Ministri, la proposta del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri della difesa e delle finanze. E come può funzionare uno Stato in cui se un poliziotto vuotasse il caricatore su di un delinquente si vedrebbe contestare anche l’aggravante delle sevizie e se portasse tre caricatori si vedrebbe accusato di detenzione abusiva di parti d’arma (norma espressamente voluta dal ministero)?
Circa l’obbligo di portare la pistola, resto basito perché nella mia vasta ignoranza sono sempre stato convinto, come molto giudici, che l’agente di PS è permanentemente in servizio e quindi, quando è fuori casa, ha sempre l’obbligo di essere armato, salvo quelle situazioni particolari in cui il regolamento lo esenta. Quindi mi pare una di quelle tipiche disposizioni dette “da fumo negli occhi”. Sarebbe invece essenziale attivarsi sul piano normativo, anche con un decreto legge urgente (ripeto nuovamente: come può funzionare uno Stato in cui per modificare qualunque comprovata lacuna in un in un provvedimento, non basta una giornata, ma ci vuole ci vuole un anno di commissioni, pareri, indegna burocrazia?) in cui si dice che l’agente di PS, quando non opera in reparto, può e deve portare l’arma individuale più adeguata alla situazione, può portare più armi, e può portare tutte le munizioni che crede opportuno?
Ma cosa c’è lo danno a fare un altro caricatore se poi abbiamo solo 15 colpi?
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finalmente c’è qualcuno che sposa la mia tesi, è possibile mai che un appartenente delle FF. PP. nn può ottenere un porto di pistola per portare a seguito un’arma diversa da quella di ordinanza? mentre, dai comuni delinquenti ai terroristi solo per chè nn hanno nulla da perdere si portano a seguito armi pesanti.
personalmente, a me con una esperienza di 35 anni di servizio nelle FF.PP., quindi un professionista nel campo, la prefettura di caserta mi ha rigettato x ben 2 volte la richiesta di un porto di pistola con la solita motivazione “di nn trovare la necessità che possa andare in giro con un’arma diversa da quella di ordinanza” però in questi ultimi periodi pretendono che le FF.PP. portano a seguito l’arma d’ordinanza anche fuori servizio.
x quanto mi riguarda, per ottenere quanto richiesto mi devono autorizzare a portare un’arma a mia scelta, molto più comoda da portare,
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Sono convinto che ogni sistema e buono se fatto legalmente per salvaguardare la vita dei propri cittadini a chi non conviene se ne vada altrove viva le forze dell’ordine
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Come sempre Edoardo Mori si distingue per competenza, lucida analisi e chiarezza del linguaggio, un raro esempio in Italia, grande Mori👍
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Rilevo la meschinita’ della circolare 20 maggio 2016 che non nasconde lo spirito di ripicca in tema di tassa concess.gov.per licenza caccia pur piena zeppa della consueta incostituzionalita’….!!!!
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Meglio tardi che mai, il sottoscritto,con adeguate motivazioni riuscì ad assegnare , previa assegnazione ministeriale il 2° caricatore con relativo munizionamento, in dotazione individuale a tutto il personale della Questura di Parma. Anni dopo venne dato l’ordine di restituirli ed assegnarli solo al personale come dotazione di reparto ad assegnazione esclusiva per il personale in servizio presso la S.Volante 113. Nei passaggi di dotazione, da pinco a pallino si rischiava di non poter testare l’efficienza del caricatore stresso. Spero che si modificherà il DPR sull’armamento relativo alla dotazione dell’ulteriore caricatore e relative cartucce, in pianta stabile a tutto il personale in servizio
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Trovo che la disamina del dottor mori sia giusta e che centra il problema di questo paese,le persone non preparate messe nei posti sbagliati e la burocrazia che rallenta il tutto.
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Bellissimo articolo, dottore, soprattutto per il “permanentemente in servizio”. Però si è esposto un po’ troppo…
qualche astuto giurista potrebbe riuscire a tramutare la cosa in soldoni, poi dovrebbero pagarci 24 ore di lavoro al giorno, 6 di lavoro ordinario e 18 di straordinario e lei verrebbe considerato la causa della rovina delle casse dello Stato.
Scusi l’ironia, perfetta disamina la sua.
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Un appunto: è vero che la qualifica di agente o ufficiale di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria per l’operatore della Polizia di Stato permanga anche fuori dall’orario di servizio, ma ciò non implica che debba stare sempre armato: l’obbligo di “intervento” per le qualifiche di cui sopra può estrinsecarsi anche solo con avviso al numero di emergenza o altro. Mi pare davvero insolito che l’intervistato, come “molti giudici”, fossero invece convinti che l’arma in dotazione personale dovesse sempre essere portata al seguito dall’operatore.
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Il motivo per cui un agente di polizia o un Carabiniere non la porta al seguito è perché anche se dovesse usarla in totale legalità si è comunque soggetti in fasi dibattimentale a farsi assistere da un legale di fiducia trovandosi quindi tra “la forza di polizia” che vuole un giudizio legale sull’accaduto e gli eventuali familiari della vittima che cercheranno in ogni modo di spillare quattrini al malcapitato agente di polizia. Nel caso degli ultimi attentati in Francia, mi ha fatto specie come siano stati repertati in modo assolutamente scrupoloso tutti i fori dei proiettile sul parabrezza del camion. Se uno di quelli dovesse aver centrato per sbaglio un portafiori sul balcone di qualche personalità, sicuramente l’agente operante (tramite indagine balistica della rigatura della canna) avrebbe dovuto quantomeno ricompralo e pagare i danni morali alla proprietaria.
La realtà è che spesso si è lasciati soli nei momenti difficili, accorgendosi troppo tardi che in questo paese la sentenza politica vale di più della realtà dei fatti.
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Il Dr. Mori ha detto le cose vere ed è una persona che è molto preparata in toto e per quello che ha scritto devo solo dirgli “GRAZIE” per la sua professionalità.
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