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Separazioni nelle Forze dell’Ordine: “l’inferno per chi ci capita…”, il racconto di Gianluca (Drago) Salvatori della CONSAP, lancio stampa Il Giornale del Lazio

Separazioni nelle Forze dell'Ordine: "l'inferno per chi ci capita..."

Separazioni nelle Forze dell’Ordine: “l’inferno per chi ci capita…”

(Il Giornale del Lazio-RDN 05.09.19)
Aldilà della vita, che l’ha portato ad una scelta fatta o subita , una separazione, per l’iter che percorre il poliziotto è un vero trauma ( per una conseguenza di avvenimenti ) che può portare all’estremo atto! L’amministrazione il più delle volte è sorda o cieca a ciò che capita al collega , benché abbia in possesso tutti i mezzi necessari per sostenerlo e soprattutto proteggerlo. Medici e psicologi che sono inquadrati nell’organigramma sanitario della Polizia di Stato è di elevata professionalità.
Ma cosa succede in realtà?
Il più delle volte se il collega non raggiunge un accordo “consensuale”, entra nelle categorie giudiziali.
Cosa vuol dire questo?
Che se non si mette d’accordo con la madre (il più delle volte è il collega è maschio, ma è riferito anche all’altro sesso ovviamente) , patisce quindi una serie di ingiustizie e trami difficili da recuperare se non dopo anni….forse. Se tutto va bene, le figure principali con cui dovrà confrontarsi sarà il “mediatore famigliare” (sempre che non ci siano querele di parte, poiché in tal caso, il mediatore già non serve più), questa figura che ha una valenza pseudo giuridica, che stilerà un accordo di massima, delle richieste delle parti (padre e madre) , sarà poi l’atto principale su cui lavorerà l’avvocato unico o delle due parti ,e che presenterà la futura relata di separazione al giudice ,che successivamente emetterà sentenza di separazione, con i dovuti obblighi genitoriali. Questo, ripeto, è ciò che succede se tutto va bene.
Ma andiamo direttamente all’inferno di cosa succede se non va bene.
Inizialmente il collega dovrà uscire di casa, poiché l’usufrutto della casa (aldilà di chi la paga ) sarà della madre (poi possiamo fare mille disquisizioni se è giusto o no, ma principalmente è sempre per il benessere dei figli se ce ne sono). La prima valutazione è vedere se il processo riguarderà il tribunale ordinario o il tribunale dei minori (poiché sono due pianeti completamente differenti). Noi analizzeremo i problemi che subisce il collega. Il più delle volte il poliziotto viene querelato con la tipica querela di “ minacce e aggressione”, questo al fine d’intimorirlo sull’accettare le condizioni (tutte) della madre, ove ella è magistralmente ispirata da avvocati con indubbia moralità etica. I meccanismi legati alla disciplina interna che regola il comportamento dei poliziotti è simile alla ghigliottina. Molteplici sono gli articoli 48 ( poi spiegherò cos’è) ove inviano i poliziotti alla famosa Commissione Medica Ospedaliera ,precisamente nel reparto di neuropsichiatria, per tutte le analisi del caso, perciò analisi mediche e vari colloqui con lo psicologo. Da qui l’invio presso la nostra presidiaria medica. Adesso il passaggio da CMO e presidiaria è molto lunga (parliamo addirittura di mesi) , ovviamente giova ricordare che dal momento che si applica l’art.48 ,al poliziotto vengono ritirati placca e pistola ( per evitare gesti inconsulti ). Nella presidiaria il poliziotto riavrà il piacere di rifare più volte, tutti i quiz che gli hanno permesso l’arruolamento e altri colloqui con psicologi. Purtroppo sarà un discorso da locandiera ma datosi che già un poliziotto prende uno stipendio da fame (il più basso nella famosa Europa), bisogna comprendere che dal momento che il collega non è in servizio, ovviamente non ha più, quelle indennità remunerative che lo fanno sopravvivere economicamente, questo sul peso delle già pesanti spese del collega sono solo fonti di ulteriori preoccupazioni e stress (pago avvocato, pago alimenti, pago mutuo, pago i processi legati all’attività di Polizia),come farà ad andare tranquillo per poter affrontare i quiz? Il colloquio?. Questo ovviamente è solo l’antipasto, infatti, passati i vari mesi di test e quiz ,dove nel frattempo non si è interrotta la sequenza giudiziale, noi ci chiediamo, come sta il collega?!.
Altro aspetto non poco importante, è l’attenzione al tipo di certificazione medica, poi una libera interpretazione del medico può portare addirittura alla inidoneità al servizio.
Abbiamo purtroppo constatato che la dicitura “stato ansioso reattivo” viene scambiato per uno stato depressivo. Ma facciamo sempre un esempio: la depressione è una patologia seria e ben specifica e va trattata come “malattia”. Ma lo stato ansioso reattivo è un aspetto fisiologico (non è una patologia), spero vivamente di essere messo in contraddizione su questa tipo di dicitura, poiché in questo caso il collega ne può trarre vantaggio, come? Se lo stato ansioso reattivo è una patologia o malattia, in questo caso “TUTTI I POLIZIOTTI SONO MALATI”.
Lo stato ansioso reattivo è  un aspetto fisiologico determinato in un preciso arco di tempo, faccio esempio: mi lancio con il paracadute, faccio una manifestazione dove 2000 manifestanti mi vogliono causare del male, intervento su rapina, colluttazione, processo ecc. ecc. Il mio stato ansioso reattivo ha un rilascio di “ADRENALINA”, il paracadute si apre, i manifestanti se ne vanno, il rapinatore è stato arrestato, al processo sono assolto, la colluttazione è terminata, il mio stato ansioso reattivo ha un rilascio di “ENDORFINE” (mi fumo la classica sigaretta). Bene se lo stato ansioso reattivo è una patologia, tutti i poliziotti possono fare causa di servizio e gli può essere riconosciuta. Siccome questo non si può fare ( sennò il ministero dovrebbe pagare troppi soldi ), consigliamo vivamente al poliziotto di farsi accompagnare da una figura medica di riferimento specifica.
Questo la CONSAP L’EVIDENZIA DA CIRCA 10 ANNI e il dipartimento si è riservato di farci avere una risposta. Questo è solo un piccolo aspetto di ciò che capita (sennò non basterebbe la china per scrivere tutto). Ma facciamo delle supposizioni positive, il collega è stato riammesso in servizio (ma rimarrà in sorveglianza medica , ergo due volte l’anno va a fare i test comunque) e dovrà combattere con interminabili turni di servizio e malpagati ( ma pure questo poco importa, stress a parte ). Da qui il nostro intervento al dipartimento di far in modo che il collega in regime di affidamento condiviso possa avere delle agevolazioni sui turni, perché? Ecco che cosa stabilisce la legge in materia di diritto di visita ai figli.
La legge (Legge 8 febbraio 2006, n. 54) garantisce il diritto di visita di un genitore (madre o padre) al proprio figlio e come tale, nella pratica, viene regolato dal giudice in sede di separazione. Inoltre, il diritto del genitore separato ad avere contatti con il proprio figlio è espressamente disciplinato dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il quale stabilisce che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare” e che “non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto”, fatta eccezione per i casi (rari) concernenti misure “necessarie alla sicurezza nazionale” o alla “protezione della salute”. Ricordando altre sì che il genitore che impedisce o non preleva il figlio può incorrere in una condanna di 3 mesi di carcere, dunque, ritenutasi responsabile del reato ex art. 388, 2° comma, del codice penale: vale a dire colpevole di essersi sottratta all’esecuzione di un provvedimento del giudice relativo all’affidamento dei minori.
Da qui come funziona l’affidamento?
A partire dalla riforma del 2006, in Italia qualora una coppia decida di ricorrere alla separazione i giudici devono privilegiare le tipologie di affidamento dei figli che implicano una stabile attribuzione ambedue i genitori. Nel caso, dunque, non si riscontrino gravi motivazioni atte ad impedirlo l’esercizio della responsabilità genitoriale dovrebbe venire esercitato di comune accordo proprio in virtù del maggiore interesse del figlio e della rispettiva serenità durante lo sviluppo e la crescita. Questo per lo meno nella teoria, perché nella pratica spesso si adotta l’affidamento esclusivo ad uno solo genitore, che solitamente è rappresentato dalla madre. Tale decisione viene presa con l’obiettivo di garantire al figlio (anche in questo caso) una più stabile serenità nel prosieguo della vita familiare. In realtà, però, una simile prassi spesso non fa altro limitare (e non di poco) il diritto alla vista dell’altro genitore, nella maggioranza dei casi appunto il padre. Tutto ciò sarebbe impedito se ci fosse concretamente la corretta applicazione della Legge 54\2006. Ciliegina sulla torta, il mantenimento non può essere detratto fiscalmente, quando non si comprende che qualora fosse il contrario, quei soldi sarebbero di nuovo rimessi sul mercato, per il consumo dei beni di necessità dell’adolescente. Questo è solo uno dei gironi, di quello che forse il nostro Dante Alighieri intendeva, mentre scriveva l’INFERNO. Il Conte Ugolino e la morte per fame è qualcosa di più sottile, il padre\poliziotto che ha giurato per l’ istituzioni, sono le stesse che lo stanno tenendo in “carcere\cella” con la consapevolezza dell’impotenza di non poter vivere e vedere i propri figli…..fino addirittura “senza poter far niente” vederne la fine.
Gianluca (Drago) Salvatori Segretario Provinciale Generale Aggiunto di Roma  - CONSAP

Gianluca (Drago) Salvatori

Segretario Provinciale Generale Aggiunto di Roma  – CONSAP

Convegno nazionale “Le nuove tecnologie strumento di prossimità fra le Forze di Polizia e cittadini”, relazione, precisazioni e riflessioni a cura dello Studio Legale De Iure

Avv. Vittorio Palamenghi dello Studio Legale De Iure

Avv. Vittorio Palamenghi dello Studio Legale De Iure

Lo Studio Legale DE IURE,

in persona dei Professionisti che lo rappresentano, a seguito della partecipazione al Convegno Nazionale “Le nuove Tecnologie strumento di prossimità fra Forze di Polizia e cittadini”, organizzato dalla Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia e tenutosi in data 16 Giugno 2016 presso la sede dell’Università Telematica Pegaso di Roma, esprime brevemente alcune riflessioni circa quanto ampiamente illustrato dai relatori intervenuti.

I primi ringraziamenti vengono rivolti al Dott. GUERRISI il quale, in rappresentanza della Confederazione Sindacale, invitava i Professionisti dello Studio ad assistere al Convegno in cui, grazie alla preziosa e puntuale moderazione del Dott. Michele CUCUZZA, noto giornalista televisivo, si susseguivano i numerosi interventi degli Illustri Relatori circa il delicato tema “dell’impatto delle nuove tecnologie quale strumenti di contrasto al crimine”.

E’ stato davvero interessante e formativo avvicinarsi alla conoscenza di siffatta attività investigativa, peculiarità della quale è indiscutibilmente la capacità di previsione e prevenzione del c.d. crimine “predatorio”.

In tale ampia categoria di reati possono essere ricondotti ad esempio gli “scippi”, le rapine, i furti d’auto e tutti quei reati che, posti a danno sia del patrimonio che delle persone, provocano “allarme sociale” nella cittadinanza ed un conseguente accrescimento, nonostante gli encomiabili sforzi profusi dalle forze dell’ordine, della percezione di “scarsa sicurezza”.

A fronte di quanto appena detto, l’introduzione del Dott. INNOCENZI, Segretario Generale Nazionale del CONSAP, è stata incentrata per l’appunto sulla necessità di investimento in termini di Sicurezza, illustrando i vantaggi che le nuove tecnologie hanno prodotto ma, soprattutto, che potranno produrre a seguito della loro applicazione più capillare sul territorio nella lotta al crimine.

Considerando, infatti, il “reato” perpetrato in danno di un cittadino come un “costo sociale”, lo “spendere” nella Sicurezza diventa fondamentale, non potendo certamente essere considerato come una “spesa sociale” ma un vero e proprio INVESTIMENTO per la cittadinanza intera.

Il Dott. INNOCENZI, nel concludere il proprio intervento, ha individuato quale soluzione alla problematica degli scarsi investimenti e dell’atavica carenza di Personale da impiegare nella Sicurezza Pubblica, la RAZIONALIZZAZIONE DELLE FORZE concludendo la sua introduzione con :BUONA TECNOLOGIA COMPORTA MIGLIORE SICUREZZA”.

Successivamente è intervenuto il Dirigente Nazionale CONSAP, il Dott. ELIA LOMBARDI, il quale ha focalizzato maggiormente l’attenzione sui c.d. crimini “predatori”, evidenziando in particolare la natura e come gli stessi non possano essere considerati delitti d’impeto ma seguano invece delle dinamiche ben precise.

Richiamando l’intervento del Dott. INNOCENZI, ha evidenziato come negli ultimi anni i Centri di Ricerca stiano tentando di prevenire il Crimine attraverso l’applicazione di veri e propri software in grado di segnalare sia i luoghi nei quali il soggetto criminale costantemente attua la propria attività delinquenziale che le fasce orarie in cui tali reati vengono posti in essere.

Questi software, infatti,  incamerano dati provenienti dalle diverse Procure e Commissariati relativi al numero di querele presentate e delitti denunciati per zona, oltre ad informazioni acquisite dai cittadini che vivono nell’area sottoposta ad analisi. Di fondamentale importanza diventa, quindi, oltre che l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche la COLLABORAZIONE tra Forze dell’Ordine ed i Cittadini, i quali assumo il ruolo di vere e proprie “sentinelle della legalità”.

In particolare, si è sottolineato come nella città di Napoli, presa a modello come Trento e Milano, l’applicazione di un vero e proprio algoritmo abbia determinato una diminuzione quasi del 50% delle rapine. Si rammenta come queste ultime vengano per lo più poste in essere in danno di turisti i quali, spaventati, anticipano spesso il loro rientro nelle terre d’origine, con inevitabili ripercussioni economiche per il Turismo, sia a carattere locale che nazionale.

Ma torniamo a Noi.

Com’è possibile che un algoritmo possa avere una tale incidenza?

Considerando ad esempio la rapina, che rientra nella tipologia di reati “predatori”, i quali, come già detto, sono caratterizzati non da impulsività ma da ragionamento e medoticità del reo, è stato possibile effettuare una “mappatura” della città con conseguente individuazione delle c.d. “zone di caccia”, ossia quei luoghi in cui abitualmente i malviventi compiono le proprie attività criminose. In secundis, attraverso un apposito screening ed una conseguente analisi delle denunce presentate dai cittadini e delle informazioni fornite dagli stessi, è stato possibile individuare, oltre le zone, anche le fasce orarie in cui un determinato reato viene commesso.

La PREVISIONE è fatta.

Prevedendo quindi la commissione di un determinato tipo di reato, attraverso tali programmi informatici, è possibile effettuare un’efficace attività di PREVENZIONE favorendo l’intervento degli operanti che da followers potrebbero tramutarsi in leaders nell’eterna lotta tra “guardie e ladri”.

Previsione e prevenzione determinano quindi un’ottimizzazione degli sforzi profusi dalle Forze dell’Ordine e, pur non intervenendo sulla ormai nota problematica della carenza di mezzi e risorse che affligge i vari Corpi di Polizia, sarà quindi possibile ridurre notevolmente l’incidenza del crimine predatorio sulla sicurezza dei cittadini.

Con l’individuazione delle c.d. “zone di caccia”, infatti, il Personale di Pubblica Sicurezza sarà in grado di incentrare le proprie forze in quel territorio e prevenire così eventuali azioni criminali.

Dopo gli interventi della Dott.ssa Marina PERROTTA, Direttore Commerciale di X Servizi, Società che a Napoli ha sviluppato degli algoritmi che sono stati in grado di evidenziare le “zone di caccia”, oltre a progettare una app che trasformerebbe davvero i cittadini in vere e proprie “sentinelle della legalità”, dell’On. Michele BALDI, Capogruppo Lista Civica Zingaretti, il quale ha evidenziato la necessità da parte delle Istituzioni di investire nella Sicurezza, ha preso la parola il Dott. Francesco TAGLIENTE. Quest’ultimo, Servitore dello Stato dal lontano 1967, quando entrò per la prima volta nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza per poi operare presso la Squadra Volante della Questura di Roma, durante gli anni settanta caratterizzati dalla strategia della tensione, ha ricoperto numerosi incarichi, tra i quali quello di Questore della Provincia di Firenze prima e della Provincia di Roma poi, è stato poi nominato Prefetto di Pisa ed ha altresì diretto l’ufficio Ordine Pubblico del Ministero dell’Interno, nel quale ha coordinato e pianificato le misure di sicurezza in occasione dei Grandi Eventi ospitati in Italia.

Un uomo che ha ricoperto tutti gli incarichi nell’Amministrazione della P.S. e che conosce perfettamente i problemi che quotidianamente incontra l’Agente sul territorio.

Ebbene il Dott. TAGLIENTE, nel suo brillante intervento, ha sottolineato che già da diversi anni invocava l’applicazione di algoritmi e software per la prevenzione e repressione del crimine nel territorio nazionale, come da tempo accade negli Stati Uniti.

Egli, però, propone una componente da aggiungere necessariamente all’algoritmo, il Partenariato Territoriale, costituito dai rappresentanti di tutte le categorie della società civile, che costantemente dovrebbe riunirsi per denunciare abusi e crimini ed invocare sicurezza alle Istituzioni.

Il Convegno si è concluso con l’intervento del Dott. NAPOLEONE, Presidente della FEDERPOOL, che ha auspicato un maggiore e deciso intervento delle Istituzioni nella lotta al crimine anche in collaborazione con i 1.300 investigatori privati che rappresenta, e degli esponenti delle diverse anime della società civile che maggiormente subiscono danni dall’attività delinquenziale: tabaccai, farmacisti ed albergatori.

Il Dott. BERNOCCHI, Presidente del Sindacato Tabaccai, Sezione Roma, ha dato la disponibilità di categoria per l’adozione di tutte quelle “attenzioni”, tecnologiche e non, finalizzate ad un’assoluta partecipazione collaborativa all’attività di pubblica sicurezza posta in essere dalle Forze dell’Ordine. Sulla stessa lunghezza d’onda sia il Dott. ANNETTA, membro dell’Ordine dei Farmacisti, che il Dott. TANZILLI, Direttore Generale Federalberghi Roma e Lazio, strutture, quest’ultime, aperte H 24 365 giorni l’anno e che potrebbero fornire informazioni ed un supporto concreto all’attività di prevenzione posta in essere dagli Operanti.

Conclusioni del convegno del Segretario Generale Nazionale Aggiunto Dott. Sergio Scalzo che ha sintetizzato l‘importanza delle tecnologie quale sussidio nelle attività di Polizia e il ruolo fondamentale di collaborazione dei cittadini .

Le Nuove Tecnologie, quindi, sono lo strumento in grado di prevenire efficacemente le azioni  criminali ed aiutare i cittadini a vivere serenamente  le loro giornate.

PREVENZIONE e PREVISIONE in grado di garantire meno reati, più sicurezza ed un ausilio concreto per arrivare quanto prima alla risoluzione delle lungaggini e degli ingenti carichi processuali che normalmente, durante lo svolgimento della nostra attività professionale di Avvocati, riscontriamo sia nelle Procure che nei Tribunali nazionali.

Togliendosi la Toga che viene indossata nelle Aule di Giustizia, ciò che stride con tutti questi sforzi sono le scelte delle Istituzioni.

Le Autorità Governative, infatti, non solo non investono in PREVENZIONE E PREVISIONE ma, con delle scelte politiche discutibili, introducono degli istituti giuridici quali la Causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all’art. 131 bis c.p., la Depenalizzazione di numerosi reati e lo Svuota Carceri, in grado di alimentare nel cittadino la sensazione di insicurezza e nel criminale l’idea di non essere condannato e comunque di non scontare la pena eventualmente irrogata.

STUDIO LEGALE DE IURE

Momenti del convegno sulle tecnologie all'Università Telematica Pegaso