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Roma, la rivolta dei poliziotti: «No alla Ztl fino alle 20. A rischio i servizi di turno serale», articolo stampa LEGGO

Roma, la rivolta dei poliziotti: «No alla Ztl fino alle 20. A rischio i servizi di turno serale»

Roma, la rivolta dei poliziotti: «No alla Ztl fino alle 20. A rischio i servizi di turno serale»

LEGGO Roma del 19 Novembre 2019
Da dicembre la Zona a Traffico Limitato del Centro Storico si allunga fino alle 19. È questa la sperimentazione voluta dal Campidoglio con una delibera in vista delle festività natalizie. Una scelta con l’obiettivo parola della Commissione Mobilità di «non isolare il centro, ma decongestionarlo con più bus e meno macchine dentro la Ztl».
Un provvedimento che, però, non soddisfa proprio tutti. «La Ztl natalizia può creare gravi disagi economici per i commercianti e per i lavoratori in generale che sono già in grave crisi – spiega a Leggo Fabrizio Ghera, capogruppo Fdi alla Regione Lazio -. Una crisi che vede numerose realtà del centro storico della città che stanno chiudendo». Ma c’è un altro punto su cui divampano le polemiche: l’ingresso all’interno dei varchi della Ztl da parte delle forze dell’ordine.
«L’allungamento dell’orario della Ztl continua Ghera colpirebbe anche i tanti poliziotti e carabinieri che lavorano nei numerosi commissariati e nelle caserme sparse per il centro storico, creando un danno ulteriore a queste persone che lavorano nel comparto della sicurezza e che già subiscono pressioni di ogni tipo».

Una protesta rilanciata anche dal sindacato Consap. «Da dicembre con i nuovi orari molti colleghi non potranno recarsi sul posto di lavoro se non con enormi disagi spiega a Leggo il segretario provinciale Gianluca Guerrisi. Ci sono turni che finiscono anche oltre la mezzanotte: come si farà per tornare a casa?». Consap ha richiesto un numero di accessi gratuito per tutti i lavoratori delle forze dell’ordine coinvolti. Ma per il momento dal Campidoglio «non è arrivata nessuna risposta». La sperimentazione della Ztl allungata è già stata tentata dalla giunta capitolina l’anno scorso, terminando anzitempo anche a causa delle proteste dei negozianti del centro storico. Ora il Comune ci riprova. Rilanciando. L’idea, infatti, è quella di estendere il progetto fino all’estate, aumentando da maggio-giugno l’orario fino alle 20: due ore in più rispetto alla situazione attuale, con i varchi attivi fino alle 18. «Peggiorando ulteriormente le cose», conclude Ghera.

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Roma, la rivolta dei poliziotti: «No alla Ztl fino alle 20. A rischio i servizi di turno serale»

Roma, la rivolta dei poliziotti: «No alla Ztl fino alle 20. A rischio i servizi di turno serale»

“Lasciati soli in prima linea”, la pregiata e celebre rivista Armi e Tiro ha intervistato Gianluca Guerrisi (CONSAP)

Gianluca Guerrisi - Consap Roma
Gianluca GUERRISI, Segretario Generale di Roma e Dirigente Nazionale Coordinatore per l'Italia Centrale sindacato di Polizia CONSAP

Gianluca GUERRISI, Segretario Generale di Roma e Dirigente Nazionale Coordinatore per l’Italia Centrale sindacato di Polizia CONSAP

Pubblichiamo l’articolo redatto dal dr Massimo Vallini sito web Armi e Tiro del 10 gennaio 2019.

La copertina del fascicolo uscito lo scorso 2 gennaio del settimanale così come l’editoriale di Maurizio Belpietro anticipano un’inchiesta di 8 pagine dedicata agli operatori delle nostre forze dell’ordine “Lasciati soli in prima linea”. . È, questo, anche il titolo dell’inchiesta di Gianluigi Nuzzi , che ha raccolto i dati della “battaglia quotidiana, sempre più violenta e pericolosa” nella quale quegli stessi operatori “vengono pestati, feriti, a volte uccisi”. .
Secondo il settimanale, poi, ogni due ore e mezzo un poliziotto o un carabiniere vengono feriti “per servizio”, a partire da quelli di ordine pubblico, “manifestazioni e partite di calcio, le voci che registrano il maggior numero di episodi violenti”.
Il fatto di cronaca da cui prende le mosse l’inchiesta è proprio quello che ha visto protagonista il carabiniere Antonio D’Anna che, negli scontri del dopo partita Lazio-Eintracht del 13 dicembre scorso, ha estratto la pistola per difendere un tifoso tedesco ed è stato ferito alla testa dalle bottiglie lanciate dagli ultrà laziali.
I dati riferiti nell’inchiesta sono in effetti interessanti e li riporto in tabella (vedasi articolo allegato Armi e Tiro) tuttavia non sembrano confermare l’assunto: a parte il dato dei 7 carabinieri deceduti nel 2018 , che rappresenta effettivamente un numero in preoccupante crescita, tutti gli altri indicatori non sono in aumento, in particolare il numero degli agenti e dei carabinieri infortunati o feriti in servizio. Tutt’altro. «I feriti in servizio ci sono e ci saranno sempre» spiega ad Armi e Tiro Gianluca Guerrisi, dirigente nazionale coordinatore per Italia Centrale del sindacato di polizia Consap «La cosa vera è che spesso, purtroppo, l’aggressore agisce conoscendo bene i limiti di intervento delle forze ordine».
L’articolo di Panorama riporta anche un passaggio di un’audizione del comandante generale dell’arma dei carabinieri, Giovanni Nistri , davanti alle commissioni parlamentari: “L’impegno dei carabinieri è intensissimo. Si stringe a un elevato , sempre più immanente e imprevedibile, in ragione di condotte criminali caratterizzate da violenza, frequentemente gratuita e sproporzionata” . I costi sociali di questa “guerra” sono impressionanti, per i traumi che “i carabinieri riportano e con cui dovranno convivere per il resto della vita” spesso anche in termini economici. Senza contare i costi della giustizia per perseguire gli aggressori, il più delle volte vanamente, perché non c’è certezza della pena.
L’inchiesta afferma, in effetti, che c’è stato un cambiamento nelle modalità con le quali gli esponenti delle forze dell’ordine vengono bersagliati . Se in passato era questione prevalentemente ideologica, oggi “l’uomo in divisa diventa bersaglio in sé, avanguardia di uno Stato odiato, rappresentante di un rodine sociale antitetico all’individualismo scolpito dall’intolleranza che fa reagire contro tutto e tutti” .

Lo conferma anche lo psichiatra Paolo Crepet che parla di “rabbia senza più illusioni. È muta e impotente, capace di detonare con atti di violenza fini a se stessi” . Secondo Nuzzi mezza Europa è accomunata dallo stesso problema. I recenti fatti dei gilet gialli in Francia, sembrano confermarlo. Capitolo a parte, trattato dall’inchiesta, è quello dei suicidi tra le forze dell’ordine. Secondo i dati raccolti tra ministero dell’Interno e associazione Cerchio blu, sarebbero stati ben 255 tra il 2010 e il 2016 “È una strage silenziosa, continua, taciuta, quella di chi si toglie al vita tra chi appartiene alle forze dell’ordine. E quasi tutti, addirittura nell’80 per cento dei casi, scelgono di farla finita premendo il grilletto della propria arma d’ordinanza . A dimostrazione che l’accesso a strumenti letali è tra i fattori incidenti considerati dagli psichiatri nella valutazione clinica del rischio di suicidio, oltre ovviamente a particolari situazioni lavorative di stress”. Affermazione lapidaria, scontata, che andrebbe dunque contestualizzata. Ma è un problema significativo. «Noi come sindacato di polizia abbiamo sempre sostenuto l’importanza dei consultori interni con personale qualificato che segua certe complessità , spiega ancora Guerrisi del Consap. «In genere il primo punto di consulto, è il collega del turno o il capo del reparto, ma non è mai facile capire cosa esiste dietro. Ci sono due aspetti importanti da tenere in evidenza: la serenità famigliare e le condizioni di vita professionale . Una vita famigliare inquieta per separazioni, divorzi, salute e denaro, incide molto sul fenomeno e molto importante è anche la condizione di lavoro: in molti uffici la penuria di agenti porta ad andare in over working e i sintomi arrivano quando è tardi. Abbiamo casi anche di uffici poco sensibili alla difficoltà del personale, anche se la legge 81/08 ha introdotto lo stress da lavoro correlato che impone al datore di lavoro di monitorare certi aspetti. La situazione è molto migliorata molto e la nostra amministrazione con la Direzione centrale di sanità ha attivato protocolli specifici. Certamente occorrono più consultori e il Consap già da qualche anno ha creato un centro ascolto in forma molto riservata che si avvale di colleghi psicologi che forniscono i primi consigli al collega “in difficoltà”. Però ancora esiste ritrosia a raccontare certi disagi e proprio questa forma di chiusura, il mantenere tutto “dentro”, poi può sfociare nel gesto estremo».

Articolo pubblicato Armi e Tiro del 10 gennaio 2019

“Lasciati soli in prima linea”

Roma, Università Telematica Pegaso, grande successo del convegno organizzato dalla CONSAP “L’omicidio stradale dopo un anno, più ombre che luci?”, totale assenza della classe politica preventivamente invitata

Il tavolo dei relatori al convegno sull'omicidio stradale organizzato dalla CONSAP presso l'Università Pegaso di Roma

Il tavolo dei relatori al convegno sull’omicidio stradale organizzato dalla CONSAP presso l’Università Pegaso di Roma

La Sala Conferenze dell’Università Telematica Pegaso era veramente gremita. Tanti i colleghi che nella giornata di giovedì 23 marzo non sono voluti mancare al convegno organizzato dalla Segreteria Provinciale CONSAP di Roma.
L’evento, presenziato da Gianluca Guerrisi e Gianfranco Rosati della Segreteria Sindacale Provinciale, moderato dal Prof. Marino D’Amore (Facoltà di Psicologia Ludes Hei Foundation Malta Campus Lugano),  ha visto la partecipazione di Stefano Spagnoli, Segretario Nazionale Consap, del Dott. Flaminio Monteleone, Sostituto Procuratore della Repubblica, di Giuseppa Cassaniti , presidente dell’Associazione Italiana famigliari vittime della strada, dell’Avvocato Vittorio Palamenghi e del Presidente dell’U.DI.CON. Denis Nesci.
Invitati anche alcuni Senatori della Commissione Giustizia che per “motivi istituzionali” non hanno partecipato all’evento…
Il nuovo convegno, ad un anno di distanza dall’entrata in vigore della Legge n. 41 del 2016 che ha introdotto sanzioni più severe e le aggravanti per i reati di omicidio stradale e lesioni stradali ha posto il seguente interrogativo: “L’omicidio stradale dopo un anno, più ombre che luci?”
Questo perché dopo un anno i numeri dicono che c’è stata solo una lievissima flessione degli incidenti gravi e allo stesso tempo sono emersi, chiaramente, tutti i limiti della norma; se da un lato non sono state previste aggravanti per certi tipi di condotta alla guida ( vedi l’uso dello smartphone che oggi è la prima causa di incidenti), dall’altro tutti i conducenti rischiano di non poter guidare per anni attraverso il ritiro della patente, anche in caso di banali tamponamenti!
Si è passati dal “non punire” in modo adeguato i reati di omicidio e lesioni stradali a un inasprimento eccessivo delle pene; ciò, indubbiamente ha dato il giusto ristoro ai morti sulle strade e alle famiglie, ma dall’altro non ha ridotto il fenomeno in modo significativo (a differenza dell’introduzione della patente a punti), senza, peraltro, migliorare i comportamenti alla guida.
Nel suo intervento d’apertura, il Segretario Nazionale Stefano Spagnoli ha parlato giustamente di una legge che con la pretesa di sanzionare i cosiddetti “conducenti criminali”, ha, invece, finito per sanzionare in maniera spropositata tutti i conducenti coinvolti in un incidente, posto che un semplice tamponamento, con una prognosi di più di 40 giorni (grazie al cumulo dei certificati medici), obbliga le forze dell’ordine a procedere d’ufficio nei confronti del responsabile con le inevitabili conseguenze in sede penale (denuncia a piede libero per lesioni gravi) e amministrative (ritiro della patente).
Secondo Spagnoli, l’impatto sociale di questa Legge è stato devastante, ma quel che è peggio è che al di là dei titoloni da parte di giornali e TV all’atto della sua approvazione, non è stata compiutamente divulgata e spiegata ai cittadini che non ne conoscono la reale portata e durezza.
Essa, peraltro, non fa “salvi” nemmeno Poliziotti, Carabinieri, Vigili del Fuoco, conducenti di ambulanze, che nell’espletamento del loro servizio, dovessero causare o essere coinvolti in sinistri stradali con feriti.
Il Dott. Monteleone ha parlato di “proporzionalità inversa” fra inasprimento delle pene e riduzione del fenomeno, posto che è storicamente provato come l’aumento delle sanzioni non determini a priori la risoluzione di un problema e in materia di sicurezza stradale, questa statistica non fa eccezione, sicchè, le cose sono migliorate ma non come si sperava; tutto questo perché tra ciò che si voleva fare e ciò che si è ottenuto, c’è un enorme abisso.
“Si pensi al caso in cui, dopo un incidente stradale, si richieda il prelievo di sangue a carico del conducente responsabile: ebbene, se il prelievo viene fatto senza il consenso di costui, è inutilizzabile, in quanto lesivo della libertà personale garantita dalla Costituzione”, ha chiosato il magistrato che ha espresso l’opinione secondo cui le risposte le deve dare la politica e non la magistratura e ciò attraverso una campagna d’informazione seria e continua in materia di sicurezza, spendendo soldi, perché ha concluso, riforme a costo zero non servono.
L’intervento della D.ssa Cassaniti è stato veemente quanto toccante. La presidente dell’AIFVS ha parlato della sua esperienza personale di madre che venti anni fa ha perso un figlia diciassettenne per colpa di un “conducente criminale”; delle battaglie condotte nelle aule di Tribunale per ottenere giustizia per sua figlia e di quelle politiche per sensibilizzare il parlamento a dotarsi, finalmente, di una legge che potesse rispondere a criteri di giustizia e civiltà. Ha parlato del traguardo raggiunto e del fatto che sia impensabile tornare indietro, non negando però le criticità che il testo presenta e della comune volontà con gli altri pezzi di società civile di giungere a una modifica migliorativa della Legge.
La Cassaniti ha concluso auspicando una duratura collaborazione fra l’Associazione che Ella rappresenta e i sindacati di Polizia, le Associazioni di difesa dei consumatori e dei Magistrati, al fine di “pungolare” e sensibilizzare  la politica su questi temi cruciali.
Convitata di pietra di questo Convegno, la parte politica, la cui assenza e i silenzi, sono stati assordanti, finendo per coprire gli appassionati interventi dei relatori.
Apprezzati gli interventi finali di Gianfranco Rosati e Gianluca Guerrisi della Segreteria Provinciale di Roma che hanno puntato il dito contro una classe politica assente che prima pubblicizza la presenza per un costruttivo e coraggioso confronto e poi, a poche ore da un convegno così importante, depenna la presenza per impegni sopraggiunti, attivando un corale disappunto tra il pubblico presente.
Questo Sindacato non mollerà la presa, continuerà a “stare sul pezzo”, incalzando, oggi più che mai chi è chiamato a dare risposte concrete, a farlo, al di là dei “mi dispiace non posso intervenire…” o dei “ ho impegni istituzionali…”, affinchè gli appelli di questo secondo convegno sul tema dell’omicidio stradale non cadano nel vuoto ,nel rispetto di chi, ogni giorno, è chiamato a misurarsi con l’applicazione di questa Legge.

Un sentito ringraziamento particolare al dr Antonio Derinaldis, Coordinatore Università Telematica Pegaso di Roma per la totale e preziosa disponibilità al nostro sindacato nella realizzazione del convegno.

da sinistra il Rettore dell'Università Telematica Pegaso Prof. Alessandro Bianchi, il Segretario Generale Aggiunto CONSAP di Roma Gianluca Guerrisi

Un nuovo Elicottero per la Polizia di Stato, spunti di riflessione

Un nuovo Elicottero per la Polizia di Stato, spunti di riflessione

Un nuovo Elicottero per la Polizia di Stato, spunti di riflessione

La Polizia di Stato rischia di rimanere a terra. Occorre necessariamente rinnovare il parco elicotteri della Polizia di Stato.
A differenza dei Carabinieri e della Gdf che dispongono dei più recenti Agusta Westland a109 Nexsus, oltre ad altre macchine tra cui i moderni aw 139, la Polizia di Stato si trova in questo momento storico ad operare per lo più con elicotteri AB 212 risalenti alla guerra del Vietnam ad eccezione dei pochi anzi pochissimi ( solo sei ) super moderni ma troppo grandi per le necessità operative,  aw 139 comprati con i fondi Frontex . In molti reparti volo fino a dieci anni fa vi erano i piccoli ma maneggevoli ab 206, monomotore jet renger 3, che con i sui consumi 90 lt h a fronte dei 360 lt/h del ab 212 garantiva un ottimo servizio , immediato, economico ed efficiente., le restrizioni normative italiane che vietano il sorvolo sulle città agli elicotteri monoturbina ha fatto sì che una buona parte di essi sia stata parcheggiata a terra, pertanto in mancanza di nuovi elicotteri si vola con i 212 che è bene precisare è un elicottero fuori produzione da un pò di anni ed i cui pezzi di ricambio cominciano a scarseggiare. Per ovviare in parte, la ditta costruttrice ha allungato le scadenze di vita di alcuni componenti costosi tipo le pale, mentre altri ricambi a volte si cannibalizzano da altri nostri 212 fermi in giro per gli altri reparti o in ditta. Il 212 è un elicottero molto sicuro che come si dice tra gli addetti ai lavori, ti riporta a casa, ma sulla città ha dei limiti dovuti all’eccessivo rumore e al flusso rotore molto potente e quindi occorre rispettare sempre una certa quota. Alla luce di quanto sopra, si rende necessario l’acquisto di un nuovo elicottero biturbina leggero, più piccolo dell’aw 139, magari della stessa Agusta Westland, orgoglio nazionale dei costruttori di elicotteri mondiali, non solo per ovvi motivi di ritorno occupazionali in Italia ma per l’assistenza di personale qualificato e manutenzione a due passi da casa, che consentirebbe ai tanti assistenti di volo di svolgere esclusivamente il proprio compito e non sostituirsi ai tecnici meccanici della casa costruttrice. L’indizione di una gara d’acquisto europea (obbligatoria per una forza di Polizia a ordinamento civile) sarà una battaglia visto l’agguerrita concorrenza del consorzio europeo a guida francese dell’eurocopter) ma si rende necessaria e improcrastinabile per garantire una maggiore sicurezza, efficienza ed economicità del volo.



Cesario Bortone , Coordinatore Nazionale Consap
Cesario Bortone , Coordinatore Nazionale Consap

Reparto Mobile Roma, impiego del personale in Ordine Pubblico, quando si vuole vincere facile…

Reparto Mobile Roma, impiego del personale in Ordine Pubblico, quando si vuole vincere facile...

Reparto Mobile Roma, impiego del personale in Ordine Pubblico, quando si vuole vincere facile…

Nello scorso fine settimana al 1° Reparto Mobile di Roma, come consuetudine ed in barba ai dettami dell’A.N.Q., la stragrande maggioranza dei colleghi che, sulla base di quanto previsto dalla loro turnazione avrebbero dovuto riposare, è stata invece impiegata in servizi di o.p. per le “imponenti” manifestazioni ed il “tutto esaurito” registrato allo Stadio Olimpico che hanno paralizzato la capitale sabato e domenica passati.

Non vi siete accorti di nulla? Pensate che abbiamo avuto delle visioni? Che alla tanto temuta manifestazione di sabato, in cui il solo Reparto di Roma ha visto impiegati 230 suoi operatori, c’erano a malapena 500 tranquillissimi manifestanti, che le curve dello stadio Olimpico di Roma fossero come al solito deserte ed il resto dei settori mezzo vuoti  con la presenza di poco più di 200 tifosi ospiti?

Alla nostra O.S., che già da tempo segnala nelle sedi competenti tali esagerati dispieghi di forza, è stato risposto dal Questore di essere troppo ottimisti perché non teniamo conto di quanto in realtà potrebbe accadere, contrariamente al suo Gabinetto che, peggio di Nostradamus, sono ormai mesi che immagina eventi apocalittici popolati da manifestanti bellicosi, ultras scatenati ed invasati pellegrini che avrebbero dovuto mettere a fuoco e fiamme la nostra città.

E non ci si venga poi a dire che l’emergenza terrorismo islamico, in cui si potrebbero dover fronteggiare potenziali terroristi armati di kalashnikov e cinture esplosive, debba essere arginata dai Reparti Mobili, che hanno come armamento individuale pistola beretta mod. 92 con singolo caricatore da 15 colpi ed  a bordo del automezzo di servizio un solo M12 con singolo caricatore da 32 colpi e 2 giubbotti antiproiettile per tutti.

La cautela a noi sta anche bene (anche se poi a forza di gridare al lupo, al lupo…) ma sta ugualmente a cuore il rispetto dell’A.N.Q. e del sacrosanto diritto al riposo settimanale per gli operatori di Polizia, cosa che purtroppo, soprattutto al 1° Reparto Mobile di Roma, ormai da tempo non avviene più.

Si è arrivati ad un esorbitante accumulo di recuperi riposo da fruire da parte dei colleghi come non si vedeva da anni, e tutto ciò, oltre ad andare a discapito della loro vita privata e delle loro famiglie, implica il raggiungimento di un livello di stress da lavoro molto alto e quindi sconsigliato per chi tutti i giorni deve lavorare a stretto contatto con gente che,  a volte, anche giustamente, risulta essere molto “incazzata”.

Quindi, se è proprio impossibile prevedere da parte dei nostri Uffici investigativi quando il rischio di turbative all’o.p. sia veramente concreto, e si preferisce vincere facile, comandando più “celerini” che manifestanti, ci permettiamo di consigliare alla nostra Questura ed al nostro Ufficio O.P. del Ministero, se non sono in previsione  aumenti di organico al 1° Reparto Mobile, di aggregare su Roma una consistente aliquota fissa di personale dagli altri Reparti Mobili d’Italia, utilizzando al tempo stesso in maniera più consistente le altre forze di Polizia (Carabinieri, Finanzieri, ecc.) perché la soluzione al problema della sistematica mancata fruizione dei riposi settimanali, che affligge in particolar modo il personale del 1° Reparto Mobile, non può essere ulteriormente rimandata, ne tantomeno giustificata con la scusante delle particolari esigenze che la gestione dell’ordine pubblico su Roma comporta.

Basta quindi ai tagli sistematici dei riposi settimanali ed ai servizi monoturno, per questa O.S. il tempo delle deroghe ai diritti dei lavoratori è terminato, non esistono solo doveri ma anche diritti.

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Reparto Mobile Roma, impiego del personale in Ordine Pubblico, quando si vuole vincere facile...

Reparto Mobile Roma, impiego del personale in Ordine Pubblico, quando si vuole vincere facile…

Poliziotti aggrediti a Tor Bella Monaca, Consap, Gabrielli avvii un’azione di bonifica dei quartieri della Capitale in mano alla criminalità

Gabrielli - Prefetto di Roma

Gabrielli – Prefetto di Roma

Non è possibile rimanere inerti, occorre un’azione energica per recuperare spazi di territorio ormai in mano alla criminalità. Non fa sconti la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia  dopo l’aggressione all’equipaggio dell’autoradio del Commissariato che aveva operato l’arresto di uno spacciatore in Largo Mengaroni e chiede una risposta forte e organizzata delle istituzioni. Rivolgiamo un appello al Prefetto di Roma – spiega la Consap – affinché si possa avviare un’energica azione di bonifica di interi quadranti della città dove lo Stato ha perso il controllo. Le aggressioni ai poliziotti crescono in misura proporzionale al radicamento dell’illegalità, quindi quartieri come il Pigneto con l’aggressione ai carabinieri di fine luglio e Tor Bella Monaca sia a fine luglio che l’altra notte, sono da ritenere delle polveriere pronte ad esplodere, dove la criminalità si fa beffe del controllo dello Stato aggredendo gli uomini che lo rappresentano. Pur conoscendo la cronica difficoltà operativa per carenza di uomini e mezzi – prosegue la Consap  -riteniamo che sia doveroso fare uno sforzo per avviare attività di controllo pressanti, per colpire questi delinquenti con il fine di rassicurare la stragrande maggioranza di persone oneste che abitano quei quartieri e che sono ostaggio dell’arroganza criminale. Nell’esprimere tutta la vicinanza ai colleghi aggrediti e refertati con un massimo di prognosi di 10 giorni, la Consap ritiene che la solidarietà concreta a questi colleghi non sia nelle visite delle autorità, negli attestati di stima o nelle strette di mano ma nel rafforzamento della legalità, affinché non esistano più spazi di azione per questi criminali.

Tor Bella MonacaAuto Polizia