Polizia, il caso dello stipendio di 1 euro, il parere dello Studio Legale De Iure, violato il diritto fondamentale del lavoratore

Polizia, il caso dello stipendio di 1 euro, il parere dello Studio Legale De Iure, violato il diritto fondamentale del lavoratore

Polizia, il caso dello stipendio di 1 euro, il parere dello Studio Legale De Iure, violato il diritto fondamentale del lavoratore. Nella foto da sinistra l’Avv. Palamenghi e l’Avv. Pittella

A seguito di un articolo-denuncia pubblicato dal quotidiano “Il Giornale d’Italia”, lo studio legale DE IURE intende esprimere un proprio commento che esula dal tecnicismo giuridico proprio dell’Avvocato ma intende denunciare la gravità di questa vicenda che viola ogni diritto fondamentale del lavoratore, in totale spregio della nostra Carta Costituzionale.
Ebbene, l’art. 36 della nostra Costituzione sancisce che: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
E’un principio fondamentale e spetta alle Istituzioni garantire il rispetto di questo diritto e non solo a parole.
Non è sufficiente inserire i famosi 80 euro in aggiunta al salario mensile o disporre nella Legge di stabilità 2016, il comma  548 speties, che riconosce al personale non destinatario di un trattamento retributivo dirigenziale un contributo straordinario pari a 960 euro su base annua se poi si verificano episodi come quello che ci accingiamo a commentare.
Che le forze dell’ordine di ogni genere e grado siano costrette, sempre più di questi tempi,  a “sorridere fra le fiamme ” è, a ben vedere, un comune denominatore cui ogni agente od ufficiale deve abituarsi.
Ebbene sì, infatti, oltre alla divisa, alle mostrine ed al rispetto gerarchico, sempre più le nostre forze dell’ordine devono abituarsi a “sorridere fra le fiamme” che, tutto intorno, ardono e consumano fino a lambire quei baluardi di dignità, onestà, integerrimità, senso del dovere, onore che la divisa indossata dai singoli uomini e donne rappresenta.
Un peso, questo, alleviato dall’ironia e dalla buona volontà di quei, sempre meno, volenterosi che intervenendo di propria iniziativa fanno in modo non solo, che le cose vadano ma, soprattutto, che i cittadini non perdano il rispetto del ruolo istituzionale che rappresenta la divisa indossata.
Ecco dunque di storie che, fra il serio ed il faceto, serpeggiano negli spogliatoi, fra le docce o meglio nelle pause caffè, di quel collega che è rimasto a secco con la macchina, dei furgoni adibiti al trasporto dei detenuti, con così tanti chilometri, che il conta chilometri è ritornato a zero, delle gomme così lisce, che due gocce sul fondo bagnato, rendono l’aderenza simile a due saponette, oppure di quella macchina rimasta in panne nel bel mezzo di un inseguimento.
Eppure, nonostante tutto, si trovano pezzi di sostituzione, trovi la tanica di emergenza, si chiama il carro attrezzi e con un occhio chiuso, ironia e frustrazione si va avanti fino a quella risata con i colleghi mentre la macchina del caffè automatico, fra mille rumori orrendi, eroga quella bevanda nera bollente. Poi che la stessa abbia troppo, ovvero troppo poco, zuccherato i tuoi 5 minuti di svago ciò basta a far andare la mente al nuovo ordine di servizio, fino a quando.
Ecco, fino a quando ti imbatti in notizie analoghe a quella in commento per cui il caffè non basta più a distrarti, il sorriso e lo sfottò sono superati dal senso di amarezza e quel sorriso nonostante tutto cessa, ed il pensiero corre al collega.
E sì, perché in un mondo come quello in cui stiamo vivendo, quello che è toccato al collega oggi, domani potrebbe toccare a chiunque, perfino a te che stai leggendo in questo momento il presente articolo cercando di capire:
1. Quanto manchi alla fine;
2. A cosa porterà questa ironia;
3. Quanto tempo manca a riprendere il servizio;
4. A che ora esce il ragazzino da scuola;
5. Che mangio a pranzo;
6. Quanto stipendio manchi alla fine del mese.
La rabbia dunque prende il posto della ricercata spensieratezza e le domande cominciano ad affollare sempre più il proprio animo.
Man mano che le parole scorrono sul foglio di giornale che si tiene fra le dita, queste formano concetti strani, instillando la convinzione a cui non si vuole proprio credere: “fuoco amico”.
Chi deve tutelare un agente nell’esercizio delle proprie mansioni è proprio quello che calpesta deliberatamente i propri diritti, la propria dignità.
Lo statino di 1 euro questo, del resto, rappresenta: un insulto alla professionalità dell’agente che, nonostante tutto, ha lavorato nel mese di aprile; un agente che, nonostante tutto, ha progettato per la sua famiglia; un agente che, nonostante tutto, è andato avanti, pur segnalando l’errore, e, nonostante tutto, è stato calpestato nella sua buona condotta.
Buona condotta che, proprio nonostante tutto, lo ha portato a fare un ravvedimento operoso per interrompere, dapprima, l’errore dell’amministrazione, e colmare il debito, poi.
Ma qui, al contrario di qualsiasi altra repubblica africana o centro americana, siamo in Italia, ed in particolare siamo in contatto con la burocrazia italiana.
È vero che analogamente alle aree geografiche indicate abbiamo un governo delegittimato, perché mai eletto, che impone modifiche, calpesta diritti sindacali, modifica la Costituzione a suo personalissimo piacimento.
È vero che, analogamente alle aree geografiche indicate, i ministri si chiudono nei rispettivi palazzi sfuggendo al confronto con la realtà cercando di nascondere la loro poltroncina dietro un velo,  apparendo solo per lodarsi dietro una scrivania di azioni altrui ed evitando, accuratamente, di uscire allo scoperto per non essere riconosciuti e contestati come incapaci di gestire la cosa pubblica o, peggio, di riportare due uomini a casa.
Per quest’ultimo argomento nulla c’è di preoccupante, i due ragazzi stanno bene e sono in vacanza da quattro anni circa, o almeno questo è quanto ci viene detto, viceversa, per quanto riguarda il primo degli aspetti menzionati, l’incapacità di gestire la cosa pubblica, quale migliore esempio rispetto a quello in commento.
Il cedolino di un dipendente della Polizia di Stato in forze proprio al Parlamento che, nonostante lo spontaneo ravvedimento operoso, è defalcato ad 1 € questo rappresenta; ovvero, l’incapacità dell’amministrazione di evitare che una cosa simile accadesse, l’omissione da parte delle istituzioni di adeguata vigilanza su i diritti dei lavoratori, il disprezzo per il senso del dovere e di abnegazione.
Un gabinetto ministeriale ormai troppo distante dalla realtà quotidiana e dai problemi dei suoi primi dipendenti: le forze dell’ordine, appunto, e non la propaganda stile Luigi XIII° per rasserenare il popolo con promesse al sapore di brioche.
È pur vero che con un euro oggi la brioche la si compra, il problema è che avanza sempre di più troppo mese dalla fine dello stipendio.
Del resto, a partire dall’amministrativa che ha consegnato lo stipendio, risalendo la catena di comando, e man mano su, fino ad arrivare alla segreteria del ministro, se non fossimo in contatto con la burocrazia italiana, si avrebbe qualche responsabile a cui attribuire 1 euro di stipendio per l’errore compiuto, ma invece.
Invece abbiamo un uomo che non può rispettare le promesse fatte alla propria famiglia, abbiamo un lavoratore frustrato di un mese di lavoro privo di retribuzione e di un padre che nel mese di aprile ha sottratto deliberatamente il tempo alla propria famiglia. Abbiamo, tuttavia, un professionista che non rimpiange di aver servito il proprio paese, di uomo che non rivendica il proprio tempo con la propria famiglia, di un poliziotto che, nonostante tutto, continua a “sorridere fra le fiamme” e va avanti con la dignità di sempre a cui, semmai, dovrebbe essere dato un euro in più per il manifesto senso del dovere.

Un cittadino che subisce una grave violazione dell’art. 36 della nostra Costituzione.

 

Studio Legale De Iure

Avv. Vittorio PALAMENGHI                                             

Avv. Pasquale PITTELLA                                                         

Avv. Patrizio Maria MANTOVANI                                                                                                        

Avv. Maria Teresa GUERRISI                                                         

Avv. Evandro PESCI

Avv. Valerio CRESCENZI

 

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